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Comprendere i Regimi Economici con l’Investment Clock

✍️ Redazione10 min di lettura

Comprendere i Regimi Economici con l’Investment Clock

Disclaimer: le informazioni fornite hanno carattere puramente divulgativo e non costituiscono in alcun modo raccomandazioni di investimento. Prima di adottare qualsiasi strategia finanziaria è fondamentale consultare un consulente finanziario qualificato.

Introduzione e obiettivi

L’obiettivo di questo approccio è classificare la fase del ciclo economico in cui ci troviamo mediante indicatori macroeconomici e, di conseguenza, impostare un’allocazione tra asset class che storicamente ha massimizzato le performance in ciascuno scenario. La metodologia presentata, ispirata all’Investment Clock di Merrill Lynch, mira a fornire un framework sistematico e riproducibile, supportato da codice (Google Colab), per effettuare analisi macro-finanziarie in autonomia.

Il modello teorico: l’Investment Clock

Il modello dell’Investment Clock nasce dagli studi di Merrill Lynch e sviluppati in seguito da Trevor Greetham di Royal London Asset Management. L’idea è rappresentare il ciclo economico su un quadrante con due assi: inflazione sull’asse orizzontale e crescita economica sull’asse verticale. Secondo RLAM, l’economia attraversa periodi di espansione e contrazione, surriscaldamento e raffreddamento, con l’inflazione che aumenta o diminuisce; ogni fase favorisce asset class differenti.

Le fasi sono quattro:

  • Reflazione (Reflection) – crescita debole e inflazione in calo (fase tipica di mercato ribassista).
  • Ripresa (Recovery) – crescita in accelerazione e inflazione ancora bassa (“Goldilocks”).
  • Surriscaldamento (Overheat) – crescita forte che inizia a scontrarsi con vincoli di offerta, facendo risalire l’inflazione.
  • Stagflazione (Stagflation) – crescita lenta/negativa e inflazione elevata (spesso preceduta da shock energetici).

Il diagramma dell’Investment Clock riassume quali asset class e settori tendono a performare meglio in ciascuna fase, basandosi su oltre quattro decenni di dati storici.

Figura 1 – Il Business Cycle visto come Investment Clock
Figura 1 – Il “Business Cycle” visto come Investment Clock: a sinistra la fase di reflazione con obbligazioni come asset privilegiato; segue la ripresa (azioni), il surriscaldamento (materie prime) e infine la stagflazione (cash).

Asset class preferite in ogni fase

Secondo un approfondimento di RLAM (2024) sul “ClockWise”:

  • Reflazione – obbligazioni governative: rendimenti migliori quando la crescita è debole e l’inflazione cala.
  • Ripresa – azioni (stocks): performano al meglio quando la crescita è forte e l’inflazione continua a calare.
  • Surriscaldamento – materie prime (commodities): registrano rendimenti elevati quando sia crescita che inflazione sono in aumento.
  • Stagflazione – liquidità (cash) e ancora materie prime: la liquidità diventa la scelta difensiva mentre le commodities possono restare performanti.

È importante sottolineare che tali associazioni di asset derivano da osservazioni storiche e non garantiscono risultati futuri: i mercati sono complessi e le correlazioni possono variare. Tale allocazione è una prima versione semplificata che contempla solamente 1 asset per regime economico. La difficoltà nel definire il momento esatto in cui il regime economico modifica il suo stato e ha condotto a versioni distribuite su più assets.

Indicatori macro utilizzati

Prodotto Interno Lordo (PIL)

Il PIL nominale misura il valore dei beni e servizi prodotti ai prezzi correnti, mentre il PIL reale (o real GDP) corregge il dato per l’inflazione. L’FMI spiega che, per determinare il PIL reale, si deve aggiustare il valore nominale con un deflatore dei prezzi: in questo modo si distingue se l’aumento del valore deriva da una maggiore produzione o solo da prezzi più alti. Il tasso di crescita del PIL reale è quindi un indicatore fondamentale per valutare lo stato di salute dell’economia.

Inflazione e indice dei prezzi al consumo

L’Indice dei Prezzi al Consumo (CPI) misura le variazioni medie dei prezzi di un paniere di beni e servizi; tuttavia, per valutare meglio le tendenze di lungo periodo, le banche centrali utilizzano l’inflazione core, che esclude le componenti più volatili (cibo ed energia). La Federal Reserve sottolinea che i banchieri centrali si concentrano sull’inflazione core, ad esempio il deflatore PCE core, perché elimina le fluttuazioni temporanee e fornisce un’indicazione più chiara della tendenza sottostante. Concentrare la politica monetaria sull’inflazione core permette di evitare reazioni eccessive a shock temporanei; l’inflazione core “tenta di separare il segnale dall’errore”, offrendo un quadro migliore delle pressioni inflazionistiche e servendo da guida su dove si dirigerà la stessa inflazione headline.

Recessioni e business cycle

Nel determinare le fasi del ciclo, la nostra analisi considera “recessione” un periodo in cui il PIL reale registra due trimestri consecutivi di contrazione. Va ricordato, però, che si tratta di un criterio di convenienza: la Fed di St. Louis spiega che il National Bureau of Economic Research (NBER) utilizza vari indicatori (reddito reale, occupazione, produzione industriale ecc.) per dichiarare ufficialmente una recessione. Rimane comunque vero che “due trimestri negativi” sono frequentemente associati alle recessioni.

Metodo di classificazione e risultati storici

Il nodo cruciale riguarda la definizione delle condizioni che definiscono le fasi economiche. La recessione tecnica è associata a “due trimestri negativi”. Nel nostro caso, la fase economica viene determinata valutando sia il PIL reale e l’inflazione core verificando se siano sopra o sotto determinate soglie. Chiaramente questi diventano parametri fondamentali da definire. Nel transcript fornito, si adottano 2,5% come soglia di crescita e 3% come soglia di inflazione: sopra tali valori si parla di “alta” crescita/inflazione, sotto di “bassa”. Incrociando le due variabili si ottengono i quattro regimi (Reflazione: bassa crescita e bassa inflazione; Ripresa: alta crescita e bassa inflazione; Surriscaldamento: alta crescita e alta inflazione; Stagflazione: bassa crescita e alta inflazione).

L’analisi storica dal 1947 a oggi (come indicato dal transcript) evidenzia che:

  • Circa 61% delle volte la crescita del PIL reale è stata sopra il 3% rispetto all’anno precedente.
  • Circa 53% delle volte l’inflazione (core) è stata sopra il 3%.
  • La fase più rara risulta la stagflazione; seguono la flessione e poi, quasi equamente, recovery e overheat (~30–31% ciascuna).
  • Le recessioni degli anni ’80 e la crisi finanziaria del 2008 rientrano in fasi di Reflazione (bassa crescita, inflazione contenuta), mentre gli anni recenti mostrano una combinazione di alta inflazione e crescita moderata simile, a livello di comportamento, a quella dei primi anni ’80.

Asset Allocation per ciascuna fase

Uno schema di asset allocation noto nel mondo dell’Investment Clock è quello proposto da Corey Rittenhouse negli anni ’80, ripreso in vari studi e poi rielaborato da gestori come Ray Dalio (portafoglio All Weather). L’idea è attribuire ad ogni fase una combinazione di asset che abbia storicamente massimizzato rendimento e minimizzato il rischio. Nella versione a quattro asset (azioni, obbligazioni, materie prime, cash), i pesi sono del 100% quando si è certi di essere in quella fase, come mostra la tabella seguente (Figura 2):

RegimeAsset prevalenti
ReflazioneObbligazioni governative; cash
RipresaAzioni (core); possibile supporto dei bond
SurriscaldamentoMaterie prime; azioni
StagflazioneCash; materie prime
Figura 2 – Allocazione “pura” per ciascuno dei quattro regimi: azioni e bond per la Ripresa; materie prime e azioni nel Surriscaldamento; cash e commodities nella Stagflazione; bond e cash nella Reflazione.

Se non si ha certezza dello scenario, si può attribuire una probabilità di accadimento a ciascuna fase. Ad esempio, assumendo la stessa probabilità (25%) per ogni scenario, si ottiene un portafoglio permanente al 25% di ogni asset (azioni, obbligazioni, commodities, oro/liquidità). Questo approccio è simile al concetto di portafoglio permanent di Harry Browne o All Weather di Ray Dalio.

Per una diversificazione maggiore, Rittenhouse propone una matrice a sei asset (azioni, bond dei mercati emergenti, commodities, bond corporate, Treasury bond e inflation-linked bond). Nello schema seguente (Figura 3), le righe rappresentano gli asset, le colonne i regimi, e i valori esprimono la percentuale da investire se si è certi di trovarsi in quel regime:

AssetPeso con probabilità uniformi
Azioni20%
Bond Mercati Emergenti15%
Commodities14%
Bond Corporate6,25%
Treasury Bond25%
Inflation-Linked Bond20%
Figura 3 – Allocazione con 6 asset (versione statica con probabilità uniformi): composizione indicativa ispirata allo schema Rittenhouse/All Weather. Le ripartizioni per singolo regime possono essere definite nel notebook Colab.

Considerazioni finali

  • Il modello dell’Investment Clock offre un framework per comprendere la posizione nel ciclo economico e orientare l’asset allocation.
  • L’uso del PIL reale e dell’inflazione core permette di classificare le fasi in maniera trasparente.
  • Le schede di Corey Rittenhouse (4 o 6 asset) mostrano come ripartire il portafoglio a seconda del regime; combinando le fasi con probabilità si ottiene un portafoglio robusto e bilanciato.

Va ribadito che queste associazioni derivano da analisi storiche e non garantiscono risultati futuri. Ogni investitore dovrebbe considerare il proprio orizzonte temporale, la propria tolleranza al rischio e consultare un professionista prima di implementare strategie basate su questi modelli.

Link utili

Fonti principali