Copertura valutaria: ETF hedged vs unhedged e come analizzarli
DISCLAIMER
Le analisi e le opinioni qui esposte hanno scopo puramente informativo. Non costituiscono raccomandazioni di investimento. Prima di adottare qualunque strategia è fondamentale confrontarsi con un consulente finanziario.
Introduzione e obiettivi
Investire sui mercati internazionali permette di diversificare il portafoglio, ma espone l’investitore al rischio di cambio. Un investitore europeo che acquista un ETF sull’indice S&P 500 quotato in dollari, ad esempio, otterrà un rendimento che dipende sia dalla performance dell’indice sia dall’andamento del cambio euro/dollaro. Come ricorda Vanguard, anche se un indice azionario statunitense sale del 10 %, il rendimento in sterline (o euro) può essere diverso perché la somma da convertire al momento del rimborso è influenzata dal cambio. Per gestire questa variabile esistono ETF “hedged” (con copertura valutaria), che cercano di neutralizzare gli effetti dei movimenti valutari. Gli ETF “unhedged”, al contrario, lasciano aperta l’esposizione al cambio.
L’obiettivo di questo articolo è spiegare come funziona la copertura valutaria, quali sono i vantaggi e gli svantaggi degli ETF hedged rispetto agli unhedged, e illustrare, attraverso un’analisi aggiornata con Python (disponibile su Google Colab), le differenze di rendimento fra le due tipologie negli ultimi anni. Lo faremo mantenendo un taglio divulgativo ma rigoroso, con riferimenti a studi istituzionali e mostrando un esempio grafico.
Video di approfondimento: E' stato pubblicato un video che spiega il concetto in modo pratico. Puoi guardarlo qui: https://www.youtube.com/watch?v=x3S1ZbtwnNk.
Perché i tassi di cambio si muovono?
Le fluttuazioni valutarie dipendono da numerosi fattori macroeconomici: differenziali di tasso d’interesse, inflazione, stabilità politica, andamento dell’economia e shock globali. In generale, una valuta tende ad apprezzarsi se il Paese offre tassi di interesse più elevati o maggiore crescita attesa, perché gli investitori vi spostano capitali alla ricerca di rendimenti superiori; si deprezza, invece, se l’economia rallenta o l’inflazione è più alta. Non è detto che queste oscillazioni si compensino nel lungo termine: periodi di forza o debolezza persistente possono durare molti anni, rendendo difficile prevedere il punto di arrivo.
Cos’è un ETF hedged e perché usarlo
Un ETF hedged (coperto) e la versione unhedged (non coperta) investono nello stesso paniere di titoli; la differenza è che l’ETF hedged utilizza contratti forward (o altri derivati valutari) per bloccare il tasso di cambio futuro e neutralizzare l’effetto delle fluttuazioni. Questo consente all’investitore di replicare la performance “in valuta locale” dell’indice, senza che il rendimento dipenda dal rafforzamento o indebolimento della valuta estera. La copertura elimina però anche la possibilità di beneficiare di movimenti favorevoli della valuta.
Vanguard spiega che offre share class con copertura valutaria soprattutto per i fondi obbligazionari, poiché i bond servono a ridurre la volatilità del portafoglio e il rischio di cambio può neutralizzarne il beneficio. Per contro, la società non offre share class hedged per fondi azionari destinati agli investitori privati britannici, perché le azioni sono già più rischiose e il contributo della valuta può risultare neutro nel lungo termine. Morningstar evidenzia che la copertura valutaria riduce la volatilità, ma nel lungo periodo l’effetto sul rendimento totale è moderato: da gennaio 2001 a settembre 2022 l’indice MSCI ACWI ex USA hedged ha superato di poco (23 968 $ contro 21 936 $ su 10 000 $ investiti) l’indice non coperto, e solo a partire da giugno 2022. Inoltre, gli ETF hedged presentano costi più elevati (0,30–0,40 % contro <0,10 % degli unhedged), possono generare distribuzioni di capital gain per via del rinnovo mensile dei contratti forward e non eliminano del tutto il rischio di cambio.
Pro e contro in sintesi
- Rischio di cambio: Ridotto grazie all’uso di contratti forward (hedged) vs totale esposizione al cambio (unhedged), con possibilità di guadagno o perdita aggiuntiva.
- Volatilità: Inferiore negli hedged (non subiscono la volatilità della valuta) vs maggiore negli unhedged, specie in periodi di forte variazione valutaria.
- Costi: Commissioni e costi di hedging più elevati negli hedged vs generalmente più bassi negli unhedged.
- Rendimento nel lungo termine: In media simile, con differenze legate ai tassi d’interesse e ai costi (hedged talvolta leggermente inferiori o superiori a seconda dei periodi).
- Applicazione tipica: Hedged più diffusi su fondi obbligazionari e per chi vuole ridurre il rischio totale; unhedged tipici sugli azionari per investitori che accettano l’oscillazione di cambio.
Metodologia dell’analisi quantitativa (codice Python)
Per valutare empiricamente l’impatto della copertura valutaria, è stato creato un notebook Python (disponibile su GitHub) che scarica i prezzi storici di alcune coppie di ETF e del tasso di cambio EUR/USD tramite la libreria yfinance. L’analisi considera tre casi:
- S&P 500 europeo – versione non coperta (IUSA.AS) e coperta (IUSE.AS).
- MSCI World – versione non coperta (IWDA.AS) e coperta (IWDE.AS).
- US Treasury 20+ Years – ETF di bond a lunga scadenza non coperto vs la versione coperta (DTLE.L).
Per ciascuna coppia, il codice:
- Scarica i prezzi adjusted close degli ETF dal 2019 ad oggi (aggiornamento fine agosto 2025).
- Calcola una terza serie di riferimento (“Perfect Hedge”) moltiplicando i prezzi dell’ETF non coperto per il tasso EUR/USD, simulando una copertura teorica senza costi.
- Calcola i rendimenti cumulativi (cumulative return) e li confronta.
Il notebook produce grafici comparativi e calcola lo spread annualizzato tra l’ETF hedged reale e l’ETF perfettamente coperto, così da evidenziare l’inefficienza della copertura reale (costi di hedging, differenza di tassi d’interesse). I risultati che riportiamo di seguito derivano dall’aggiornamento del notebook a settembre 2025.
Risultati: hedged vs unhedged negli ultimi anni
ETF S&P 500
Per l’indice S&P 500 la versione coperta ha offerto un vantaggio ancora più evidente. Tra ottobre 2022 e settembre 2025 l’ETF hedged IUSE.AS è passato da 1 a circa 1,67, contro circa 1,46 della versione non coperta IUSA.AS; la copertura perfetta avrebbe raggiunto circa 1,75. Questo differenziale (circa 20 % a favore del hedged) è dovuto alla forte svalutazione del dollaro rispetto all’euro dal quarto trimestre 2022: l’investitore europeo che ha coperto il cambio ha evitato la perdita legata al ribasso del dollaro. In anni precedenti, quando il dollaro era in trend di rafforzamento, gli ETF unhedged avevano spesso sovraperformato; l’inversione recente sottolinea come la convenienza della copertura dipenda dalle dinamiche valutarie e vada valutata caso per caso.

ETF MSCI World
L’analisi aggiornata dal 5 ottobre 2022 al 8 settembre 2025 mostra che la versione hedge IWDE.AS ha sovraperformato la versione non coperta IWDA.AS. Se un investimento iniziale uguale a 1 viene normalizzato al 5 ottobre 2022, alla fine del periodo l’ETF hedged varrebbe circa 1,62, mentre la versione unhedged sarebbe intorno a 1,49; la copertura perfetta (IWDA.PerfectHedged) arriverebbe a circa 1,78. La differenza di performance tra hedged e unhedged (≈ 13 %) riflette il rafforzamento dell’euro sul dollaro nel periodo; tuttavia la copertura valutaria non replica interamente la copertura ideale, perché incorpora costi di hedging e non copre il 100 % della quota denominata in valute diverse dal dollaro.

ETF obbligazionario US Treasury 20+ Years
Sul fronte obbligazionario, l’ETF hedged su Treasury USA a lunga scadenza ha registrato un gap medio di circa 1,6 % annuo rispetto alla copertura ideale. Durante la fase di rafforzamento dell’euro (fine 2022) il vantaggio del hedged è stato temporaneo, ma su orizzonti più lunghi l’ETF non coperto tende a recuperare e superare la controparte hedged, anche grazie alle cedole reinvestite e alla differenza di tassi.
L’immagine seguente, mostra come i rendimenti cumulativi delle tre serie (unhedged, hedged e “perfect hedge”) divergano progressivamente nel tempo.

Prevedere il cambio: esperimento con Prophet
Per valutare se la copertura sia conveniente nei prossimi anni, il notebook utilizza la libreria Prophet per prevedere il tasso di cambio EUR/USD. Addestrato sui dati storici, il modello prevede un trend discendente del cambio, con un intervallo di confidenza (80 %) tra 1,00 e 1,15 nel prossimo anno. L’errore medio assoluto del 6 % e la deviazione standard dell’errore di 8 centesimi indicano però una notevole incertezza. Supponendo un cambio a 1,15, l’investitore che sceglie l’ETF hedged otterrebbe un vantaggio potenziale di soli 2–3 punti percentuali rispetto alla versione non coperta; se invece l’euro non dovesse rafforzarsi, la copertura comporterebbe un costo inutile. La predizione quindi non fornisce certezze, ma invita a considerare che le oscillazioni valutarie possono rivelarsi un alleato o un nemico.
Potenzialità e limiti del modello Python
L’analisi presentata è completamente riproducibile: il notebook utilizza solo librerie open-source (yfinance per il download dei dati, pandas e numpy per i calcoli, matplotlib per i grafici). È possibile modificare il periodo di osservazione, cambiare gli ETF analizzati o integrare ulteriori indici (ad esempio mercati emergenti) per esplorare altre esposizioni valutarie. Il metodo di calcolo del “perfect hedge” moltiplicando il prezzo dell’ETF per il tasso di cambio può essere applicato a qualsiasi strumento, purché i dati siano disponibili.
Rispetto alle analisi disponibili sul mercato (spesso basate su medie di lungo periodo o su indici sintetici), questo approccio consente di valutare con precisione l’effetto della valuta su ETF specifici, evidenziando i costi reali della copertura e l’andamento del differenziale in diversi periodi. Non è un algoritmo di machine learning complesso: non vi è un modello predittivo delle allocazioni, ma un semplice calcolo statistico. Tuttavia, è un esempio di come un investitore possa usare strumenti quantitativi per prendere decisioni più consapevoli.
Confronto con altre metodologie
Esistono algoritmi più sofisticati (ad esempio reti neurali o modelli LSTM) che provano a prevedere l’andamento dei tassi di cambio o a ottimizzare un portafoglio considerando simultaneamente più variabili. Tali modelli possono cogliere pattern non lineari e interazioni complesse, ma hanno due limitazioni: richiedono grandi quantità di dati storici e le previsioni possono essere facilmente invalidate da shock economici imprevisti. In questo contesto, la semplicità del modello utilizzato (copertura “perfetta” e confronto diretto) può risultare un vantaggio: è trasparente, facilmente verificabile e non nasconde ipotesi implicite. Come sottolinea Morningstar, l’effetto della copertura oscilla in cicli e nel lungo periodo la differenza di performance si riduce, mentre i costi e le tasse possono erodere i vantaggi. Pertanto, un approccio sofisticato potrebbe aggiungere marginali benefici rispetto a una valutazione semplice e periodica.
Considerazioni finali
- La copertura valutaria riduce la volatilità: chi non vuole vedere i propri investimenti influenzati dai movimenti del cambio può optare per ETF hedged. Questo può essere particolarmente utile nel breve periodo o per investimenti obbligazionari.
- Nel lungo periodo l’extra-rendimento è limitato: dati storici e analisi quantitative mostrano che hedged e unhedged tendono ad avere rendimenti a favore tendenzialmene verso quest’ultimo per la componente dei costi. Il vantaggio eventuale dipende anche dal differenziale dei tassi d’interesse.
- I costi contano: gli ETF hedged presentano commissioni più alte, potenziali distribuzioni di capital gain e costi di transazione legati al rinnovo dei forward. Nel tempo, queste voci possono erodere il rendimento.
- La scelta dipende da aspettative e orizzonte: se si prevede un forte apprezzamento della propria valuta nel breve periodo, la copertura può offrire protezione; se invece si crede che la valuta estera resterà stabile o si indebolirà, lasciare l’esposizione al cambio può incrementare i rendimenti.
- Diversificazione valutaria: un ulteriore modo per gestire il rischio di cambio è investire in ETF denominati in più valute o in valute diverse (es. dollaro, yen, franco svizzero), creando un portafoglio multicurrency. Questo tema sarà approfondito in futuri articoli.
In conclusione, la decisione di scegliere un ETF hedged o unhedged deve essere presa sulla base del proprio profilo di rischio, delle convinzioni sull’andamento del cambio e dell’orizzonte temporale.Tuttavia non è detto che la copertura non debba essere considerata per dei costi più elevati, in quanto i fattori da considerare sono molteplici Gli strumenti quantitativi presentati consentono di valutare concretamente gli effetti della copertura, ma non sostituiscono il giudizio professionale. Per questo è consigliabile confrontarsi con un esperto prima di implementare qualunque strategia. Per una spiegazione ulteriore si prega di visualizzare il video di approfondimento sul canale YouTube.
Risorse utili e codice
- Notebook Colab (aggiornato): HedgedvsUnhedged.ipynb
- Video di approfondimento: https://www.youtube.com/watch?v=x3S1ZbtwnNk
- Analisi Morningstar sull’efficacia dei currency-hedged ETFs.
- Approfondimento Vanguard sulle share class hedged e sui vantaggi/limitazioni della copertura.
- Articolo Harvest ETF sulle caratteristiche dei currency hedged ETF.